La situazione di emergenza sanitaria che stiamo vivendo coinvolge tutta la comunità ad ogni livello. E’ normale in questo momento sentirsi preoccupati, allarmati e a tratti confusi sul da farsi.
Di certo il cambiamento delle nostre abitudini di vita, scolastiche, lavorative, sociali, influisce sulla vita di tutti noi determinando senza alcun dubbio molte difficoltà. Durante una situazione di crisi, è normale potersi sentire tristi, stressati, confusi, impotenti, soli o spaventati. È pertanto evidente che durante una condizione di emergenza come queste la maggior parte delle persone siano soggette a stress e possano sviluppare sintomi emotivi e psicosomatici seppur transitori. Questi disagi vengono di norma vengono superati spontaneamente con il tempo, grazie alle risorse interne di ognuno di noi, quali strategie personali e supporto della comunità in cui si vive. In qualche caso questi disagi possono non risolversi e rimanere oltre l’emergenza; in questi casi sarà utile e necessario rivolgersi ad un professionista.
Ma qual è la differenza tra paura e ansia?
In questa pandemia di COVID-19, l’esposizione allo stress riguarda sia le famiglie e le persone confinate in casa, sia gli operatori sanitari chiamati a fronteggiare l’impatto dell’epidemia. La paura, pur essendo un’emozione potente, è necessaria all’essere umano, è definita infatti come emozione primaria; ci permette di reagire davanti ad un pericolo specifico ed è quindi funzionale per “sopravvivere”. Il meccanismo, conosciuto come “fight or flight” (“attacco o fuga”) ha permesso agli esseri umani fin dalla preistoria di decidere davanti all’esperienza diretta di un pericolo se affrontarlo oppure no. È un meccanismo di difesa molto efficace ma ricordiamo che la paura è utile se proporzionata ai pericoli a cui si riferisce.
Oggi, diversamente dal passato, spesso non abbiamo esperienza diretta dei pericoli, perché ne veniamo a conoscenza in quanto descritti dai media in generale ed ahimè spesso da informazioni distorte che girano sui social media. Quindi se non si sa da dove venga il pericolo (diciamo che “non si vede”), ma sappiamo che incombe intorno a noi e non è ben identificabile, può generarsi uno stato di disagio perenne che può sfociare in ansia.
Una caratteristica fondamentale che differenzia la paura dall’ansia è che mentre nel primo caso il pericolo è immediato, nel vissuto di ansia la minaccia si colloca nel futuro ossia è come se si vivesse costantemente in attesa di un pericolo imminente e ci si dovesse proteggere dalle possibili minacce future.
….e lo stress invece?
È una reazione a eventi eccezionali che provoca a sua volta azioni di ri-adattamento all’ambiente e pertanto ha un forte impatto sull’equilibrio fisico e mentale delle persone. Le reazioni che sono associate allo stress possono provocare stanchezza fisica, pesantezza mentale, nervosismo, ansia e paura (che può sfociare in panico) e, a volte, sintomi tachicardici e tremori.
L’esposizione prolungata a stimoli stressanti rappresenta un fattore potenziale di rischio per molte patologie, incluse quelle psichiatriche o cardiovascolari. Per questa ragione, prima che questo stato si cronicizzi in una forma psicopatologica invalidante, è importante mettere in atto delle azioni strategiche che possano ripristinare una condizione di equilibrio psicofisico e che possano dare la sensazione di aver recuperato la gestione (il ‘controllo’) della situazione.
Che cosa possiamo fare per evitare che la paura si trasformi in angoscia?
Di fronte al pericolo la paura è sempre stata nostra amica: nel corso della nostra storia, senza la paura la specie umana probabilmente si sarebbe estinta, sopraffatta dal pericolo. Ma al tempo stesso se la paura diventa eccessiva ci rende molto vulnerabili. Se infatti le nostre valutazioni sono poco realistiche avremo risposte emotive quali tristezza, angoscia e perfino panico. È importante notare che spesso i pensieri catastrofici ci assalgono quando siamo più vulnerabili, come nei momenti di inattività o durante la notte. Quando una minaccia è visibile, d’istinto siamo portati a scappare, e più ci allontaniamo più la paura diminuisce. In questo caso la minaccia è invisibile e dunque fuggire è impossibile: non sapremmo in quale direzione andare. Non ci rimane che allontanare il più possibile la minaccia da noi. In che modo? Mettendo in atto quei comportamenti virtuosi che sentiamo ripetere ogni giorno: stare in casa, mantenere una distanza di sicurezza dagli altri, lavarsi spesso le mani senza temere di esagerare, limitare i contatti fisici anche tra familiari. Più mettiamo in atto comportamenti di questo tipo, più saremmo e ci sentiremo protetti, rassicurati e meno ansiosi.
Attenzione all’autosuggestione
Quando si è in uno stato di allerta e magari anche in una condizione di deprivazione sensoriale per noia o mancanza di idee, potremmo essere più soggetti a ingigantire le normali sensazioni e a metter in atto reazioni sproporzionate e inopportune. La difficoltà è capire se stiamo esagerando. Proviamo allora a chiederci che cosa penseremmo se quella sensazione o quel comportamento venisse espresso da un nostro famigliare (moglie, marito, figlio). Di solito questo re-indirizzamento ci pone in una posizione di maggiore obiettività e maggiore razionalità. In questa posizione, potremo immaginare quale nostro intervento sarebbe efficace nel rassicurare la persona cara. E questo potrebbe aiutarci a trovare una strada per auto-rassicurarci e abbassare i livelli di ansia.
Devo stare in casa, come faccio a far passare il tempo?
Oggi dobbiamo restare in casa, ma abbiamo comunque il mondo di fuori a portata di mano, con la possibilità di parlare con chi vogliamo, di leggere ciò che ci interessa, di guardare ciò che ci piace, persino andare per negozi virtuali a fare shopping. Insomma, tutte le numerose opzioni messe a disposizione dalla nostra tecnologia. Ma ci sono anche altre possibilità: riscoprire o scoprire un piacere del clima familiare, reimpostare la routine quotidiana su ritmi più lenti e piacevoli, condividere attività.
Per chi poi ha la fortuna di possedere un giardino o un terrazzo con piante, fare giardinaggio o coltivare un piccolo orto casalingo ha un forte potere rilassante. Può bastare ad esempio anche il davanzale di una finestra per rilassarsi coltivando piante aromatiche da usare in cucina. Anche avere animali domestici a cui dedicarsi, può essere d’aiuto: la relazione con un animale è infatti spesso appagante tanto quanto la relazione con altri esseri umani. Infine, continuare a svolgere attività motoria anche in casa è importante per mantenere la salute, sia fisica, sia mentale.